Oggi, parlare di enoturismo e di come sfruttare il suo potenziale al meglio è fondamentale. Questo è quello che è emerso durante l’intervento di Lavinia Furlani, presidente di Wine Meridian, e Fabio Piccoli, direttore di Wine Meridian, all’interno dell’incontro dedicato all’enoturismo il 7 febbraio presso l’Hospitality di Riva del Garda.
“Tempo fa, le aziende pensavano che per fare enoturismo bastasse aprire i cancelli”, ha esordito Fabio Piccoli durante la presentazione, “ma per accogliere in cantina oggi sono necessarie vere e proprie figure professionali specializzate”.
L’enoturismo non va confuso con la vendita diretta. Si tratta di una vera e propria attività che è volta sì a vendere quante più bottiglie di vino, ma è anche finalizzata a vendere il brand aziendale in sé. L’accoglienza in cantina è infatti in grado di offrire una preziosa occasione di avvicinamento tra consumatore e aziende vitivinicole, dove le ultime sono spesso abituate ad interagire solo con i propri clienti (importatori, GDO…).
Ma chi decide di investire nell’enoturismo deve saper scegliere a chi rivolgersi: “Non si può piacere a tutti”, ha spiegato Lavinia Furlani, “per questo motivo è importante focalizzarsi su un target e performare al meglio in quello”.
Essere preparati è fondamentale anche in vista di enoturisti sempre più esigenti. Ma come è possibile farsi trovare pronti? Lavinia Furlani ha concluso il suo intervento elencando gli errori più comuni in cui incappano le cantine durante le loro visite: dall’atteggiamento poco empatico in fase di accoglienza alla mancanza di POS nel punto vendita, ma anche la tendenza a dilungarsi troppo in tecnicismi. “Le analisi delle aspettative degli enoturisti evidenziano che il vino non è più la prima ragione che porta le persone nelle cantine”, conclude Fabio Piccoli, “questo significa che anche le cantine vitivinicole sono diventate luoghi di intrattenimento dove i turisti si recano per stare bene.”
“Quando la nostra azienda è nata il nostro obiettivo era raggiungere i wine lovers. Solo successivamente ci siamo resi conto che avevamo sbagliato completamente target” ha esordito Stefano Tulli, CEO di Windering. Winedering, infatti, oggi riscontra che più del 70% dei turisti che si rivolgono alla piattaforma per prenotare esperienze non sono esperti di vino.
Questa è un’analisi interessante che fa sorgere una domanda: le risorse umane dell’enoturismo devono necessariamente provenire dal mondo del vino?
“Più volte, durante la ricerca di personale in ambito enoturistico, le cantine ci hanno chiesto se fosse meglio orientarsi verso sommelier o figure dell’accoglienza in ambito alberghiero. Secondo la nostra opinione, la risposta è ovvia: la scelta dovrebbe ricadere sulle figure specializzate nel turismo.”
Stefano Tulli conclude con un trend interessante: le attività in cantina più vendute sono sempre quelle abbinate al cibo. La necessità di accompagnare il vino a qualcosa di più attrattivo dei classici grissini sembra essere ormai consolidata, soprattutto in vista di viaggiatori sempre più interessati a vivere l’enoturismo come un’occasione per svagarsi. La possibilità di pranzare o cenare, abbinata all’apertura nei week-end, è il binomio perfetto per costruire un’offerta turistica vincente.