Il Regno Unito corre (ci verrebbe da dire finalmente) ai ripari per evitare l’aumento di casi di contagi da coronavirus, che ad oggi (nel momento in cui scriviamo) sfiorano i 2000 (fonte The Guardian). Il Primo Ministro Boris Johnson ha comunicato ufficialmente alla popolazione britannica che un rapido aumento di casi di persone affette da coronavirus è previsto nei prossimi giorni e potrebbe vedere numeri importanti: ogni cinque giorni il raddoppio della cifra di contagi.
Il popolo britannico dunque è chiamato a prendere delle misure drastiche evitando ogni forma di contatto sociale non necessario e anche se ad oggi il Governo non dispone ancora la chiusura di teatri, ristoranti, pub e bar, invita la popolazione a non visitare questi luoghi di assembramento.
Johnson riferisce, inoltre, durante la conferenza stampa di lunedì 16 marzo, che il Governo ha il potere, dove necessario, di disporre la chiusura di tali esercizi, ma non crede che ciò si rivelerà necessario.
La posizione del PM britannico allarma le associazioni di categoria e gli esercenti, e sulla maggior parte dei giornali britannici si legge il disappunto e l’incertezza. Infatti, la nuova politica potrebbe dare un “colpo di grazia” all’industria dell’ospitalità del Regno Unito, che negli ultimi anni ha già visto centinaia di chiusure poiché i proprietari di pub e ristoranti hanno faticato a pagare tassi di aumento delle imprese.
La decisione del governo di non forzare la chiusura di pub e ristoranti non è certo stata accolta di buon grado poiché questa condizione non consente di chiedere copertura assicurativa e non è vista come una posizione chiara. James Calder, amministratore delegato della Society of Independent Brewers (SIBA), ha affermato che “consigliare alle persone di stare lontani dai pub, piuttosto che ordinare loro di chiudere è un brutto pensiero, dato da una posizione di mezzo”.
Nel frattempo le prenotazioni di pub, bar e hotel nel Regno Unito sono già precipitate a causa della paura del coronavirus, secondo i dati dell’ente commerciale UKHospitality. Si prevede un calo drastico nelle prossime settimane e nello scorso fine settimana si è registrato un calo del 44% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Negli ultimi tempi la UKHospitality ha dichiarato come le prenotazioni di bar e ristoranti siano calate del 50%, i soggiorni negli hotel del 15% e le uscite per mangiare o bere fuori casa del 7%.
Des Gunewardena, amministratore delegato di Angler e D&D Group, proprietario di Coq d’Argent, ha dichiarato che il suo core business è diminuito del 10% nel la settimana passata e “la nostra opinione è che potenzialmente peggiorerà”.
L’amministratore delegato di AlixPartners, Graeme Smith, ha affermato che il potenziale impatto del coronavirus sul trading porterà presumibilmente a un minor numero di investimenti nel settore e, quindi, molto meno crescita quest’anno.
L’amministratore delegato di UKHospitality Kate Nicholls ha dichiarato: “C’è stato un impatto significativo sul settore. Questa è ora un’emergenza. Se il governo non agisce per mitigare l’impatto e darci supporto, le aziende saranno in pericolo. Quando la minaccia immediata del virus si sarà attenuata, potrebbe essere troppo tardi per alcune aziende. È necessario il supporto ed è necessario ora”.