Un gruppo parlamentare del Parlamento inglese in rivolta contro i moduli VI-1. Qualche giorno fa un cospicuo comitato di parlamentari del Regno Unito ha compilato un rapporto che descrive in dettaglio il “caos” che colpirà l’industria del vino nel Regno Unito e gli aumenti dei prezzi che i consumatori dovranno affrontare se il governo introducesse ulteriori lungaggini burocratiche come proposto. 

Il governo ha attualmente in programma di introdurre certificati di importazione di vino – noti come moduli “Vl-1” – e test di laboratorio per tutti i vini importati dall’Unione europea a partire dal 1 ° gennaio del prossimo anno. L’introduzione dei famigerati moduli VI-1 costringerebbe il mercato ad un appesantimento tale, che, secondo un membro di questo gruppo di parlamentari, “contraddirebbe l’affermazione del governo di aprire il Paese al commercio mondiale e colpirebbe i consumatori e la nostra economia”.

L’industria ha avvertito che questa burocrazia dispendiosa in termini di tempo e costosa potrebbe costare alle imprese 70 milioni di sterline all’anno e sicuramente ne causerà la chiusura, con conseguenti perdite di posti di lavoro e enormi perdite per il Tesoro in entrate fiscali. Ci sarà anche una riduzione diffusa delle gamme e della scelta a disposizione dei clienti che dovranno allo stesso tempo pagare il conto dell’aumento dei costi.

Per far fronte all’ostinazione del governo verso questa direzione, il gruppo parlamentare per il vino e gli alcolici che esamina la questione ha pubblicato i suoi risultati il 22 settembre, nella stessa settimana in cui un emendamento al disegno di legge sull’agricoltura suggerito da Lord Holmes di Richmond chiede l’introduzione di un’alternativa elettronica, anziché cartacea. 

“Il mio emendamento non solo cerca di evidenziare il potenziale danno che l’introduzione dei moduli VI-1 causerebbe all’industria vinicola del Regno Unito, ma aiuta anche a mostrare la grande opportunità che abbiamo per rivoluzionare il modo in cui l’industria vinicola del Regno Unito opera potenziando la nostra attività tecnologica e ponendo il Regno Unito in prima linea nell’innovazione nel trasporto di merci” ha spiegato il Lord.

Il Regno Unito è il secondo più grande importatore di vino, in volume e in valore, al mondo. Circa il 99% del vino consumato nel Regno Unito viene importato. Motivi per cui queste manovre del Governo appaiono ai parlamentari inglesi coinvolti nel rapporto alquanto pericolose per l’economia del vino nel Paese di Sua Maestà. Inoltre il Regno Unito, importante hub mondiale del vino con generazioni di esperienza, è il più grande magazzino di imbottigliamento in Europa e ospita un commercio mondiale di vini pregiati. Per queste importanti ragioni le richieste da parte del gruppo del report includono la rimozione degli ostacoli al commercio, attraverso l’inserimento di nuove tecnologie e la riduzione della burocrazia

Al di fuori del mondo politico le associazioni di categoria si stanno muovendo già da tempo per opporsi ad una manovra che appare insensata. Abbiamo già raccontato in un precedente articolo l’opinione di Miles Beale della WSTA che sintetizzato: “Più della metà del nostro vino proviene dall’Europa. Invece di scegliere di sospendere e ridurre la burocrazia e i costi per il vino, i ministri hanno deciso di applicare oneri aggiuntivi e circa 100 milioni di sterline in costi per le imprese e i consumatori del Regno Unito”. 

L’effetto della Brexit sembra non promettere affatto bene per il mercato del vino.