Ciò che rende i mercati nordici (Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia) particolarmente interessanti è la loro interconnessione. Simili per vicinanza e per cultura, questi mercati sono spesso raggruppati per facilitare le analisi. Wine Australia, prendendo in esame i dati IWSR ha voluto approfondire alcuni aspetti di questi mercati.

Quando si tratta di prendere in esame il volume delle vendite di alcolici in ciascuno di questi Paesi, le acque diventano molto torbide. 
A causa delle frontiere aperte in Europa, i consumatori dei paesi nordici spesso approfittano delle migliori aliquote fiscali dei paesi limitrofi per acquistare alcolici ad un prezzo più vantaggioso. 
Durante la pandemia questa pratica è leggermente diminuita, ma non come previsto, perché i consumatori hanno semplicemente comprato di più, facendo meno viaggi.

Importare per riesportare
Un’altra difficoltà nell’analizzare questi mercati separatamente è la loro tendenza ad importare vino e poi riesportarlo verso i Paesi vicini. 
Nel 2020 questi quattro mercati hanno importato 595 milioni di litri di vino, Danimarca e Svezia sono i maggiori importatori. Circa il 9% di questo vino è stato poi riesportato in altri mercati. 
Il percorso più comune di riesportazione è dalla Danimarca alla Svezia (quasi 16 milioni di litri). La Svezia esporta la quota più bassa rispetto agli altri Paesi e riceve anche la maggior parte delle esportazioni.

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Monopoli statali
L’alcool è pesantemente regolato da monopoli statali in 3 (Finlandia, Norvegia e Svezia) di questi 4 mercati. La maggior parte degli alcolici in Svezia, Norvegia e Finlandia è venduta attraverso punti vendita monopolistici, ad eccezione di alcune bevande a bassa gradazione alcolica che possono essere vendute nei supermercati. 

Una tendenza unificante nell’ultimo anno è che con la diminuzione del commercio transfrontaliero, i monopoli hanno beneficiato immensamente del fatto che i consumatori hanno acquistato alcolici maggiormente nei punti vendita nazionali. Secondo l’IWSR, le vendite di vino nei punti vendita gestiti dai monopoli sono cresciute dell’11% in volume durante il 2020.

La varietà è il sale della vita
Anche se ci sono molti punti in comune tra questi quattro mercati del vino, ci sono anche differenze che vale la pena considerare.
Per esempio, Danimarca e Norvegia vendono molto più vino di qualità (31% del totale vendite) rispetto a Svezia (12%) e Finlandia (17%). La Norvegia ha tasse elevate e redditi alti, il che fa salire i prezzi. 
La Danimarca non è un mercato monopolistico e ha tasse relativamente più basse. Le enoteche indipendenti ed il commercio on-trade guidano le vendite di vini di qualità, anche se i vini a basso prezzo nei supermercati rappresentano la fetta maggiore del mercato.

Il vino italiano nei mercati nordici
I mercati nordici dipendono dal vino importato e non sorprende che i paesi mediterranei, Italia, Francia e Spagna, siano gli importatori principali, Cile ed Australia seguono da vicino. Quasi tutti Paesi importatori hanno visto una crescita nell’ultimo anno, tranne il Sudafrica a causa dei problemi di approvvigionamento e di esportazione dovuti al Covid-19.

Per quanto riguarda le importazioni, l’Italia è leader in tutti i mercati con un 23% di quota di mercato in totale sui 4 Paesi presi in considerazione.
Solo in Finlandia i nostri vini si posizionano al secondo posto, dopo i vini cileni. Questo perché la Finlandia ha un profilo di mercato molto diverso dagli altri – per esempio, il vino tedesco è al quarto posto tra i vini importati, mentre a livello generale non rientra nemmeno tra i primi sette Paesi. Questo dato deriva dal fatto che la varietà bianca numero uno in Finlandia è il Riesling, di cui la Germania è un grande produttore.

La Svezia è il Paese che consuma più vino italiano, più del doppio del secondo mercato nordico che è la Danimarca. In Svezia la quota di mercato dei vini italiani rispetto al totale è del 27%, ma è la Norvegia il paese che primeggia in questo senso, con un 29%. È necessario sottolineare che i volumi totali di vino importato in Norvegia (poco più di 3 milioni di casse) sono molto inferiori rispetto a quelli della Svezia (oltre 6,5 milioni di casse). 

Se analizziamo i dati relativi a tutti e quattro i Paesi presi in considerazione (Svezia, Danimarca, Norvegia e Finlandia) ci accorgiamo che l’Italia importa oltre un terzo in più di vino rispetto alla Francia, 14 milioni di casse (23% di quota mercato) rispetto alle 9,5 milioni di casse francesi (16% di quota mercato).

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