Dati alla mano: il nuovo rapporto 2022 di Assodistil, Associazione nazionale industriali distillatori di alcoli ed acquaviti, che raccoglie oltre 70 distillatori italiani, dà dimostrazione che il settore dei distillatori italiani non solo ha superato un periodo particolarmente difficile, ma che puntando sulla sostenibilità ha creato concreto plusvalore. Il report è realizzato grazie al contributo di 12 aziende leader associate ad AssoDistil ed è espressione di scelte imprenditoriali oculate perseguite con perseveranza.
Da attività antica che si è evoluta nel tempo non sempre in modo omogeneo, oggi il settore della distillazione risulta essere un modello di sostenibilità e di crescita strategica per altri settori.
Un esempio da manuale di sostenibilità riuscita: la percentuale di energia rinnovabile autoprodotta dalle distillerie risulta più che doppia (63,5%) rispetto alla quota di energia fossile acquistata sul mercato, con evidenti vantaggi sul costo energetico e l’impatto ambientale. La scelta delle fonti energetiche impiegate si sposta sempre di più verso l’energia green. Una rilevante produzione di bioetanolo sostenibile da destinare al settore dei trasporti, un biocarburante con abbattimento di emissioni del 75% rispetto alla benzina. E’ migliorata anche la gestione della risorsa idrica, indispensabile all’attività distillatoria, di oltre il 10% con una riduzione nell’utilizzo di acqua.
Ma soprattutto, il settore distillatorio è un esempio virtuoso di economia circolare a doppio loop: la distillazione utilizza i sottoprodotti della vinificazione per produrre distillati, ed altri prodotti collaterali. I residui prodotti sono impiegati in successive lavorazioni. Si genera così un processo “a ciclo chiuso”, in quanto i residui prodotti per ogni materia prima lavorata diventano la materia prima del ciclo produttivo successivo. Un altro effetto positivo della circolarità dell’industria distillatoria è una produzione molto modesta di rifiuti che è nella dimensione dello 0,22% della materia prima alimentata. A vantaggio della qualità dei distillati, da molti anni ormai il sottoprodotto ‘vinaccia’ si è davvero evoluto, nel senso che i distillatori ricevono vinacce fresche, poco pressate cioè di alta qualità.
Alcuni distillatori si spingono ancora oltre nell’impegno per un riutilizzo sostenibile, usando bottiglie scure prodotte con circa il 50% di vetro riciclato, e facendo il recupero degli scarti delle etichette per essere trasformata in nuova cellulosa che diventerà carta.
Tra i distillatori c’è anche chi ha inserito nel suo credo aziendale tutti i 17 punti di sostenibilità definiti dalle Nazioni Unite, quindi allargando dalla sostenibilità ambientale a quella sociale ed economica anche con azioni concrete.
Che dire? Hanno avuto ragione i distillatori, scegliendo già anni addietro l’obiettivo di sostenibilità ambientale come uno dei denominatori comuni strategici.
Gli sforzi dei distillatori sostenibili sembrano comunque ancora poco conosciuti. Ci sarà ancora bisogno di molta sensibilizzazione verso i consumatori che solo per il 30% ne sono informati. Gli interessati invece sarebbero ben di più considerando che la responsabilità ambientale del produttore all’atto dell’acquisto pesa per circa il 60% dei consumatori. Infatti l’attenzione verso l’ambiente e l’uso oculato delle materie prime della terra è salito in modo vistoso negli ultimi anni.
Per trasmettere i valori della sostenibilità ambientale sul mercato sarà necessaria un’ampia campagna di sensibilizzazione a lungo termine che impegnerà i distillatori sostenibili in primis, e che vedrà coinvolti anche i canali distributivi ed enti del settore.
Ma i benefici in termine di immagine sui mercati e di vantaggio competitivo saranno importanti.