Mi è capitato, durante gli scorsi mesi chiuso in casa, di guardare con nostalgia la valigia ferma e triste vicino l’armadio, di soppesare con le mani la sua oggi inutile leggerezza, le sue tasche e le cerniere, il comparto per i documenti ed il manico telescopico.
Ne ho più di una, ma la mia preferita è un trolley Sa****ite, piccola, bagaglio a mano, semirigida e con due ruotine eleganti, quasi nascoste, niente a che vedere con quelle volgari esibizioniste che mostrano impudiche le proprie quattro ruote sterzanti, come se le avessero solo loro. Vergogna. La mia no, non le mostra ma non le nasconde, fiera delle sue dimensioni.
Le sue piccole fluenti ruotine, dicevamo, che quando corrono sul pavimento dell’aeroporto generano quel suono sordo e costante, dal ritmo tanto più veloce quanto più siamo in ritardo per arrivare al gate in tempo per l’imbarco.
A volte le ho parlato, le ho raccontato che saremmo presto tornati a viaggiare insieme e le ho spiegato che quel leggero strato che le si stava depositando addosso era solo polvere. Lei, che la polvere non l’aveva vista mai, che ha toccato lo sporco degli aeroporti di mezzo mondo, ma la polvere non sapeva cosa fosse. Come un bimbo che vede per la prima volta la neve.
Era solo un gioco, il parlarle (e non un indizio di incipienti disturbi mentali come pensa quel dannato del mio analista), ma da quel gioco ne è nato un altro, più pratico e reale, che mi piacerebbe fare insieme.
Ho ripercorso i miei viaggi ed ho pensato alla differenza tra la valigia che riempivo ad inizio dei miei viaggi e quella che compongo come un puzzle dopo qualche anno di esperienza. 
Ed allora, cosa c’è nella valigia di un Export Manager del vino?
Intanto, una risposta univoca non c’è, almeno per un paio di ragioni. La prima è che io posso raccontare cosa c’è nella mia valigia, non in quella degli altri, dato che ognuno è libero di avere dietro ciò che preferisce. La seconda è che non sempre la valigia si compone delle stesse cose, ma varia in base al clima, alla durata e alla formalità della trasferta.
Parto allora a raccontare cosa porto, facendo una media dei viaggi e delle occasioni, considerando di avere, come spesso accade, solo il bagaglio a mano. Nota tecnica. Sono un maschietto, per cui le colleghe di sesso opposto potrebbero non riconoscersi nella mia valigia.
L’accessorio: oltre al trolley di cui ho detto, che in aereo sistemo nella cappelliera e non tocco fino a destinazione, porto sempre con me una borsa da lavoro, tipo porta pc, che tengo vicino al sedile ed in cui metto le cose utili per il volo. Il tablet, il cellulare, il portafogli, ma anche un libro ed un paio di cuffie con la noise reduction, perché sui voli a lungo raggio ti cambiano la vita. Aggiungo poi una mini trousse che si compone di mini-spazzolino, mini-dentifricio, mini-deodorante, mini-saponetta, perché dopo qualche ora di volo darsi una rinfrescata è un toccasana. Di solito ho qualche foglio con statistiche, numeri od informazioni relative al cliente che vedrò per primo, o al mercato in cui sto andando, una penna per riempire gli eventuali moduli della dogana, il passaporto e le chiavi della macchina o di casa, perché preferisco averle sempre con me
Cosa metto invece nella valigia? Parto dagli oggetti personali, per poi arrivare a quelli di lavoro.
Biancheria e cura personale: il discorso è molto soggettivo, ma sottolineo che gli hotel hanno il servizio laundry e che di solito non si viaggia per lavoro in mezzo alla giungla, per cui eventuali medicine si possono trovare sul posto. Pochi cambi di intimo, un doccia-shampoo e le medicine necessarie sono una buona base da cui partire. Chiaro che se c’è una medicina che devo necessariamente prendere, questa non mancherà in valigia. Attenzione alle quantità perché alcuni aeroporti sono molto pignoli con i liquidi, ma anche con forbicine o tagliaunghie. 
Calzature: in genere opto per uno, massimo due, paio di scarpe. Se due, uno sarà più sportivo, con cui parto ed uno più formale, ma in genere non ho mai scarpe troppo importanti. Siamo in trasferta, chi ci riceve lo sa, e non serve essere formali al 100%. Aggiungo un paio di ciabattine da hotel, di solito rubate in un altro hotel, perché non tutti le forniscono. Se si fa running, un paio di scarpe da running servono, ma non è il mio caso.
Pantaloni: molti viaggiano in tuta, ma io odio le tute, per cui parto con un paio di pantaloni sportivi, né eleganti né da casa, che alla bisogna sono perfetti per una cena informale o una passeggiata. Aggiungo in valigia un paio più eleganti, ma solitamente non eccessivamente formali, perché oggi quasi in nessun paese si richiede l’abito completo, che invece portavo fino a qualche tempo fa. Fanno eccezione alcuni paesi, come il Giappone, in cui è bene avere almeno un completo con sé.
Maglie/camicie/giacca: dipende molto dalla destinazione, dal clima, dalla durata, ma in genere inserisco 2/3 camicie, alcune polo, una maglia da sopra (il famoso golfino), ed una o due giacche. Nota importante sono gli abbinamenti di colore e fantasia. Siamo pur sempre italiani ed il nostro interlocutore si aspetta da noi un certo stile. Mi è capitato di portarmi dietro una bella camicia e non poterla indossare perché con i pantaloni che avevo non era proprio il caso. Colori neutri e facilmente abbinabili sono la semplice soluzione. Una o due cravatte non mancano. Pesano ed occupano pochissimo, per cui perché no.
Importante la piegatura e stiratura, perché in qualsiasi valigia i vestiti si stropicciano. Se il viaggio è stanziale, arrivati a destinazione si aprono i vestiti e si stendono nel bagno, poi si apre la doccia calda per qualche minuto ed il vapore farà il suo compito togliendo pieghe e stropicciature.
Giacconi/cappotti: Secondo bisogno. Occupano una marea di spazio, sono pesanti e scomodi, ma se si va in un paese freddo, sono un sine qua non.
Pigiama: vabbè, ma devo dirvi proprio tutto? Marilyn se la sarebbe cavata con una boccetta di Chanel n.5, ma rigorosamente sotto i 100 ml, altrimenti non avrebbe potuto imbarcarla.

Ed andiamo a vedere cosa porto per lavoro.
Catalogo/brochure/listino: Anche se il cliente li ha già, non lo do mai per scontato e porto sempre una copia con me. Ho tutto anche in digitale, ovviamente, ma estrarre un foglio di carta e lasciarlo al ristorante o al retailer è più immediato e veloce che non aprire un ipad ed inviare una mail, quindi la carta non mi manca mai, anche se so che pesa.
Campioni: quasi mai viaggio con campioni, perché le quantità che si possono portare sono troppo basse per prenderlo in considerazione. Se proprio devo portare una nuova bottiglia, la nuova annata, il nuovo vino, mi organizzo con una valigia da inviare in stiva. Tra il volume delle bottiglie e la necessaria protezione (ricordate che la valigie in stiva non vengono trattate con molta delicatezza), in valigia non rimane troppo spazio. Inoltre, una volta consegnato il campione, ci rimane una valigia vuota da portarci dietro se ci spostiamo. Un pregio, è che al ritorno si può inserire il trolley nella valigia più grande ed inviare tutto in stiva, viaggiando più leggeri in aeroporto.
Cavatappi: si racconta che in ogni controllo bagagli ci sia un reparto speciale per i cavatappi dimenticati nel bagaglio a mano da nostri colleghi. Se in aeroporto sentite un urlo disperato, è probabile che sia un Wine Export Manager che si è appena accorto di avere nel bagaglio il suo cavatappi preferito, quello perfetto, quello regalato dal master sommelier. A me è successo, son momenti brutti. Non c’è funzionario del controllo che vi faccia passare una lama per cui è inutile tentare la carta della corruzione, è tardi per tornare ad imbarcarlo, vi sentite impotenti. Però i funzionari lo sanno, sapranno fornirvi dei kleenex ed un adeguato sostegno psicologico.
Gadget: qualche gadget con il marchio dell’azienda da lasciare ad importatori e consumatori fa sempre comodo, tipo stopper, matite, adesivi, salvagoccia ecc. Attenzione ai cavatappi, come visto sopra. Niente di costoso od eccessivamente importante, perché è il pensiero che conta. Se andiamo a trovare un cliente importante, o se c’è un motivo a monte, si può portare qualcosa di più impegnativo. A volte sono utili anche dei pensieri della zona da cui proveniamo, se crediamo essere attraenti per chi li riceve: il food vince su tutto, ma attenzione alle normative dei singoli paesi per l’ingresso di freschi. Nella mia esperienza a Modena, la cantina si trovava a pochi chilometri da Maranello, per cui mi capitava di portare piccoli gadget della Rossa. Sempre cose piccole, come matite, un cappellino o l’adattatore usb per l’auto. Associo il mio prodotto ad un prodotto di lusso, porto un oggetto che nel paese di destinazione è difficile da trovare o costa molto.
Cancelleria: ho sempre i biglietti da visita ed anche un piccolo kit fatto da penna, mini-spillatrice, alcune graffette. Serve per collegare un biglietto da visita alla brochure del cliente, al menù del ristorante o al volantino del market. Pesano ed occupano pochissimo, per cui non costa niente.
Ho sempre con me anche una moleskine, su cui appunto gli incontri. In una missione spesso si fanno molti incontri e se non mi prendo nota di chi/cosa/dove, poi mi confondo. Potrei farlo sul tablet, ovviamente, ma gli appunti presi a mano mi fanno memorizzare di più e sono più veloci.
Cash: ho un piccolo portafoglio a casa in cui tengo le valute avanzate dai viaggi precedenti, che mi porto dietro per le prime veloci spese in aeroporto, tipo il biglietto della metro, o del bus per il centro. Ho poi il contante in €, che cambio in banca o in hotel. In genere, non cambio in aeroporto, ma se serve non mi fascio la testa. Sempre siano lodati i pagamenti in digitale, ma attenzione perché alcune carte hanno commissioni.

C’è solo un problema, a questo punto, che si chiama peso. Anche facendo attenzione al grammo, viaggiando senza bagaglio in stiva ci si avvicina sempre al limite massimo, ma c’è un trucchetto. Se devo passare dal banco del check in, dove so che mi peseranno la valigia, carico al massimo la borsa porta pc, perché al controllo fanno sempre pesare solo la valigia, senza l’accessorio, per cui si riesce a portare a bordo più peso del consentito. Passato il controllo, torno a spostare i pesi nella valigia ed il gioco è fatto.
Come sono fatte le vostre valigie? Ci sono consigli o trucchi che possano migliorare il viaggio, quando finalmente torneremo a muoverci con più libertà?