A marzo, ABARES (Australian Bureau of Agricultural and Resource Economics and Sciences) ha pubblicato l’ultimo report “Agricultural Commodities Report”, documento che contiene le previsioni sul valore, il volume e il prezzo della produzione agricola e delle esportazioni australiane per i prossimi cinque anni, compresi vino e uva da vino.
Come tutte le previsioni ABARES sulle materie prime agricole, anche quella sulla produzione di uva da vino si basa su un approccio di analisi di scenario, in particolare su una serie di scenari macroeconomici e climatici stagionali. A ciò si aggiunge il feedback dei rappresentanti della settore vitivinicolo e di numerosi altri fattori.
Come riporta Wine Australia nel suo recente bollettino di mercato, ABARES ha previsto che la produzione di uva da vino scenderà, nel periodo di previsione, a 1,2 milioni di tonnellate entro il 2027-28, o addirittura a un livello inferiore se si realizzerà lo scenario più negativo.
Le previsioni si basano su:
- una combinazione di prezzi costantemente bassi per le uve rosse ed un mercato del vino rosso sovraccarico a livello globale, che incentiva i coltivatori a ridurre le superfici coltivate a vino rosso,
- la previsione di un calo della resa in linea con la riduzione delle precipitazioni rispetto agli ultimi tre anni,
- una prospettiva economica globale negativa, a causa della persistente inflazione e degli alti tassi di interesse,
- l’inflazione globale potrebbe rimanere elevata a lungo, in parte a causa dell’aumento della domanda cinese che alimenta i prezzi dell’energia,
- il dollaro australiano potrebbe apprezzarsi rispetto al dollaro USA, riducendo la competitività delle esportazioni agricole australiane, compreso il vino, sui mercati internazionali.
Considerazioni riguardo alle stime di ABARES
La riduzione calcolata della produzione parte da una base bassa, infatti il potenziale produttivo nel 2023 è almeno pari alla media di 1,8 milioni di tonnellate, sulla base dell’attuale superficie vitata.
Tuttavia ABARES stima 1,4 milioni di tonnellate nel 2023 e, partendo da questa resa bassa, prevede una riduzione del 20% del raccolto entro il 2028 (1,2 milioni di tonnellate nel 2028). In sostanza è una ipotesi piuttosto pessimistica.
Inoltre sulla base degli scenari economici e climatici, insieme a una serie di altri fattori come la diminuzione dei prezzi delle uve rosse e dei rendimenti per i coltivatori, che porterebbero all’abbandono del settore, ABARES ha ipotizzato che la superficie vitata australiana diminuirà da 150.000 ettari a 136.000 ettari entro il 2027-28, con una riduzione del 10% o di circa il 2% l’anno.
Anche in questo caso, si tratta di una previsione piuttosto pessimistica, una percentuale molto più alta rispetto ai tempi recenti (la superficie vitata del Sud Australia è diminuita complessivamente del 3% negli ultimi 10 anni). Inoltre, la riduzione delle dimensioni del raccolto di uva non tiene conto dell’effetto compensativo dell’irrigazione in condizioni di siccità.
Tuttavia questi risultati potrebbero non essere irragionevoli, tenendo in considerazione le seguenti criticità:
- le attuali pressioni sulla domanda,
- la ridotta disponibilità di acqua,
- i significativi aumenti dei costi produttivi,
- l’invecchiamento delle viti,
- i prezzi dell’uva ai minimi storici,
- l’alta percentuale di viticoltori over 60.
Sulla base di analisi statistiche e delle attuali proiezioni dei modelli climatici, ABARES ha ipotizzato condizioni di siccità nell’anno 2023-24 e nel 2026-27 con un ritorno alla normalità nel 2024-25 e nel 2027-28.
Questo poiché dal 1969-70 la maggior parte degli anni secchi sono stati immediatamente seguiti da un anno in cui il clima è tornato a livelli standard. Questo schema è coerente anche con la continua oscillazione tra fattori climatici umidi e secchi, osservata dal 2002.
Tuttavia, i modelli previsionali e le ipotesi su cui si basano queste ipotesi sono solide e riflettono la realtà delle prospettive economiche globali molto difficili e il passaggio a un periodo climatico più secco. Sebbene il volume del tonnellaggio futuro previsto sia discutibile, rappresenta un importante stimolo per riflettere su come il settore risponderà alle sfide dei prossimi cinque anni.