Le incertezze economiche e l’inflazione inducono i consumatori di vino in molti mercati a ridurre le spese non indispensabili, a livello globale il vino è una categoria in lento declino e ci sono pochi segnali di un cambiamento imminente.

A parte gli RTD, tutte le categorie di alcolici hanno registrato un calo delle vendite durante la pandemia ma gli spirits e la birra si stanno riprendendo alla grande nei mercati in via di sviluppo, mentre il declino del vino continua.

Nel 2021-2022 i volumi di consumo di vino a livello globale sono scesi del -5% e, tra i primi 20 mercati, solo il Brasile consuma più vino oggi rispetto al 2017.

Inoltre, in molti mercati chiave, il numero di adulti classificati come consumatori abituali di vino continua a diminuire, con il calo maggiore nel segmento under-35.

1 – L’e-commerce e il vino spumante continueranno a crescere

Come molti altri beni di consumo, le vendite di vino nel canale e-commerce hanno registrato un’impennata durante la pandemia. I timori che questa tendenza potesse diminuire una volta tornati alla normalità si sono rivelati infondati. In molti mercati chiave, sebbene la crescita dell’e-commerce sia meno marcata, la quota delle vendite di alcolici online è in crescita.

Anche lo spumante è uscito dalla pandemia più forte. La mancanza di occasioni di celebrazione ha fatto sì che Prosecco e Champagne, in particolare, venissero consumati in modo più informale a casa e i consumatori hanno di conseguenza rivalutato il loro atteggiamento nei confronti della categoria.

2 – Horeca e giovani, slancio nel mercato del vino

I numeri complessivi del vino sono in calo, ma alcune aree chiave hanno comunque mostrato una forte ripresa dopo la pandemia. Gli Stati Uniti, il Regno Unito e il Giappone hanno registrato una ripresa del numero totale di consumatori di vino. I dati complessivi sono inferiori a quelli del 2015, ma sono nettamente migliori di quelli del 2021.

Gran parte della recente crescita è stata guidata da consumatori (soprattutto giovani) che sono tornati a frequentare il settore Horeca dopo la riapertura di bar e ristoranti.

Questi consumatori di vino più giovani presentano alcune caratteristiche comuni:

  • le loro conoscenze sul vino sono minori,
  • tendono a consumare meno vino,
  • hanno i livelli più alti di moderazione (rispetto alla gradazione alcolica delle bevande),
  • sono meno interessati ai brand tradizionali,
  • più disposti a esplorare la categoria,
  • comprano meno ma meglio,
  • contribuiscono alla tendenza alla premiumisation in atto anche nel vino.

3 – I vini a bassa gradazione alcolica performano meglio di quelli analcolici

Una delle maggiori tendenze globali nel settore degli alcolici è la moderazione, in particolare tra i giovani under-34.

Mentre il vino analcolico fatica a farsi accettare in molti mercati, il vino a bassa gradazione alcolica rappresenta un segmento chiave in mercati come gli Stati Uniti, la Germania, il Giappone e il Regno Unito.

4 – La tendenza del “meno ma meglio” è consolidata e i vini alternativi potrebbero trarne vantaggio

I vini premium stanno ottenendo risultati significativamente migliori rispetto ai vini entry-level e questa tendenza dovrebbe continuare nei prossimi anni. La premiumisation è più evidente nel settore degli spumanti e dei vini biologici, naturali e sostenibili.

Sebbene siano considerati più costosi, sono in linea con la tendenza “less but better” ed hanno le carte in regola per sfruttare lo spostamento verso l’alta gamma. Potrebbero essere un modo per attrarre i giovani verso la categoria.

5 – Le prospettive economiche incerte influenzano il vino

Una sfida fondamentale per il prossimo anno sarà la fiducia dei consumatori nel contesto di una recessione economica globale. I dati IWSR mostrano che la maggioranza dei consumatori di vino è ancora fiduciosa nella propria capacità di gestire le finanze personali. Tuttavia, molti di loro stanno riducendo la spesa per il vino.

Gli europei prevedono di acquistare meno vino e a prezzi più bassi nel prossimo futuro. Ma la maggior parte dei consumatori – anche quelli degli Stati Uniti – prevede di uscire meno nei prossimi 12 mesi.

I consumatori cinesi sono un’eccezione in questo senso, anche se il loro ottimismo potrebbe essere falsato dal fatto che sono usciti da poco da un periodo prolungato di chiusure particolarmente severo.